un partner come dio

Un’ala di riserva

Tutti in piedi

Chiamati per annunciare

La lampara

Raggiungeremo la città

La carezza tua

Il Vescovo con la 500

Bianca terra

Chiesa del grembiule

Immagine di te

DON TONINO BELLO: NON UN MITO, MA… UN MITE
Il Vescovo “don”

Sono cresciuto in Parrocchia con le tue canzoni in mezzo alla mia gente e ai miei ragazzi. Le ho suonate sempre con la fisarmonica. Verresti a un mercoledì di Quaresima che faccio con i giovani della Diocesi nella Cattedrale di Molfetta?

Fu questo il mio primo incontro telefonico con il Vescovo “don”. Dissi di sì e partii, allora, con la mia chitarra prendendo un aereo per Bari.Arrivato a Molfetta, mi venne ad aprire un bambino. Non era o meglio era uno dei piccoli ‘figli’ che il Vescovo “don” ospitava nella sua casa Vescovile: famiglie senza casa o disagiate.
La cosa mi impressionò molto. Lui mi accolse con la sua fraternità inimitabile e scendemmo in Cattedrale per le prove. Il fascino di questo uomo, innanzitutto uomo, mi si rivelò ancora più grande quando, dopo cena, la Cattedrale di Molfetta si riempì all’inverosimile di giovani che seguivano le catechesi del Vescovo e pregavano con lui. Durante le sue parole di presentazione della serata e della mia missione compresi in un attimo perché così tanti ragazzi e ragazze fossero lì. Il Vescovo “don” parlava dal cuore attingendo a Dio in un modo convinto e convincente, appassionato e dolce come una carezza. Un linguaggio biblicamente insolito e attuale: una novità assoluta. Provai quasi un disagio a incominciare a parlare e cantare dopo di lui. La serata fu bella e emozionante. Ma sinceramente non mi resi conto di aver incontrato uno dei più grandi profeti della nostra epoca.
Ci trovammo insieme ancora una volta a Nettuno. Lui parlò ai giovani e io dovevo fare il concerto dopo la sua… chiacchierata. Ma lo avevo visto tanto pallido e gli chiesi: ”Don, ma non stai bene?”. “Sono solo stanco – mi rispose – e poi il viaggio in treno è stato troppo lungo. Sai, spostarsi continuamente…”. E un sorriso. Allora mi feci coraggio e gli chiesi un autografo per un giovane seminarista e lui acconsentì. E poi scherzando…” E tu non me lo fai? Le canzoni danno più… fama dei libri”. Non si poté fermare al concerto, doveva ripartire, sempre partire.
Seppi poi della malattia. E mi dispiacque molto non poterlo raggiungere. Ma poi mi telefonò lui stesso per invitarmi di nuovo a Molfetta. Andai per il concerto, con la nascosta speranza di vederlo. Ma in quella ultima quaresima proprio non stava più bene e non lo potetti vedere. La sua festa di partenza dalla terra mi legò ancora di più a lui. Ora mi era rimasto così’ nel cuore che, ogni volta che vedevo un suo libro, lo… mangiavo.
E così ha sempre fatto parte di me: della mia vita, della mia pastorale, della mia Missione, dei miei testi delle canzoni. Intorno sentivo crescere…”il mito” di don Tonino. Ricordato, letto, amato, pregato, non capito, giudicato anche dentro la Chiesa, strumentalizzato per scopi che non erano i suoi. Nel mio cuore, sinceramente, non è un mito. Don Tonino per me è un MITE che ha ereditato la terra, promessa da Gesù. 
E’ l’uomo mite che ha gettato uno sguardo sempre d’amore sulla terra, sulla sua terra e sull’uomo, centro del suo vivere. E’ il sacerdote mite che è totalmente afferrato dal Risorto e ne carica l’energia divina nella parola e nel ministero. E’ il Vescovo mite che sveglia sempre l’aurora dentro le situazioni più attuali e quotidiane dell’esistenza, seminando il Dio giovane nella Chiesa. Per questo eredita la terra: campo fecondo che si lascia seminare e entusiasmare, affascinata dal ritmo spirituale delle sue parole, delle sue intuizioni, della sua profezia, dal suo grembiule, dai suoi gabbiani, dai suoi arcobaleni, soprattutto dalla Vergine Maria, donna dei nostri giorni. Beato te Vescovo “don”, beato mite di cuore che hai saputo unire grandezza e umiltà, vertigine e sprofondo, peccato e braccia aperte, povertà e salvezza, coraggio estremo per la pace e parola eucaristica di fuoco. Beato te che hai saputo mantenere mitezza e sorriso nella vita quotidiana della Chiesa e della tua Chiesa, coniugando fermezza nei principi e apertura a tutti gli orizzonti. Beato te, mite e umile di cuore, che hai scavato alle sorgenti profonde di ogni parola e gesto di Cristo, trasformandoli in luminosi segnali indicatori di strade autentiche e inedite di vita e di adesione a Lui. Con immensa gioia e piccolezza, di fronte a te, ricordandoti e leggendoti, respirando il tuo Salento, la tua famiglia, la tua gente e l’ulivo sulla tua tomba ti dedico questo disco.
MITE DON TONINO, con la speranza che tu mi canti ancora mentre io oggi ti canto. Che tanti altri cantino quel Concerto Pasquale che è stato e sarà sempre il segno del tuo passaggio e il tuo sogno. Ti voglio bene, ti vogliamo bene… come tu ci hai insegnato a dire da quell’ultimo scomodo altare del tuo ultimo giovedì santo terreno.

don Giosy Cento