GIOSY racconta… DON GIOSY

6a puntata

SACERDOTE

Per tutta l’estate del ’69 mi frullarono in mente le parole: Suddiaconato-Celibato, entusiasmo e paure di non farcela. Decisi di fare gli Esercizi Spirituali alla Trappa di Vitorchiano per prepararmi all’Ordinazione Suddiaconale. Qui potevo confermare con il mio Signore la decisione di appartenergli per sempre anima e corpo. Un giorno andai a chiedere di parlare con una monaca. Mi fu risposto: “Qui l’unica predica è il silenzio!…”. Me ne uscii in fretta, ma mi si era aperta una nuova e bella dimensione di vita. Le due Monache della Foresteria mi coccolarono con tanto affetto come per un figlio e questo mi fece tanto bene al cuore e mi rassicurò sulla scelta.

Venne il grande giorno, il 27 agosto, vigilia della festa del Patrono del mio paese, Ischia di Castro, Sant’Ermete Martire. Due Ordinazioni al Suddiaconato e una al Sacerdozio.

In quei giorni si era verificata, in Diocesi, una triste situazione: molte Maestre Pie dell’Istituto diocesano erano passate al loro Istituto Pontificio contro il parere del Vescovo Mons. Luigi Boccadoro. Sapevo di questo e lo compresi bene dall’omelia del Vescovo che parlò soltanto dell’obbedienza in un modo quasi violento.

Nei giorni seguenti esplose in me la gioia di essere tutto di Gesù. Ho capito allora che le scelte fanno paura prima di farle, ma che poi danno felicità e sicurezza nel cammino.

Ora davanti c’era il Diaconato che avvertivo come ingresso nel Sacerdozio e come totale disponibilità di servizio nella Chiesa per tutta la vita: ma era quello che avevo sempre desiderato e voluto. Mi emozionava pensare che, per la prima volta, avrei potuto toccare con le mani Gesù Eucaristia e dare la Comunione a mia madre ai miei cari, ai giovani, ai bambini.

L’Ordinazione Diaconale avvenne nella Parrocchia dove prestavo servizio domenicale: a Santa Maria della Verità in Viterbo. Vale la pena prendere sulle mani l’Eucarestia e consegnare questo dono immenso del Signore a ogni persona: questa gioia la sa solo chi la prova.

Ebbi poco tempo di gustare e godere tutte queste emozioni perché un giorno, nei primi di dicembre, (qualche giorno prima era morto mio nonno Francesco a 92 anni, il mio “nonno guida”), Mons. Dante Bernini volle parlarmi e “il profeta”, così si è poi rivelato, mi parlò a cuore aperto, dicendomi: “Abbiamo una difficoltà con il numero degli Educatori. Insieme ai Vescovi che hanno Seminaristi qui a La Quercia, abbiamo pensato che tu potresti essere ordinato in anticipo e fare l’Educatore. Hai la stima dei Vescovi e la mia. Pensaci “un attimino”. Conoscevo gli attimini di Don Dante: significava dare una risposta immediata. Lo ringraziai e andai nella mia cameretta. La cosa doveva rimanere segreta.

 

Mi buttai sul letto e cominciai a piangere, a singhiozzare. Era arrivato così presto e improvvisamente il Sacerdozio?… Ce l’avrei fatta?… Ero più incosciente io o i Vescovi?… Avevo 23 anni. Quando passò il momento del pianto, andai in Cappella a consultarmi con il mio Signore. Ma era difficile anche con Lui… Allora, ricordo benissimo, alzai lo sguardo e lo fissai sul quadro sovrastante l’altare che rappresentava Maria Santissima e gli apostoli nel momento della Pentecoste. Pensai a come si trovarono i pescatori dopo l’effusione e il fuoco dello Spirito: ora dovevano uscire senza paura. Sprovveduti loro, sprovveduto io, impauriti ma trasformati dallo Spirito Santo. La Madonna mi sembrava sussurrare: “Stai tranquillo, io ci sarò sempre e Gesù è Risorto e Onnipotente”. Riflettevo: in fondo obbedisco a una richiesta della Chiesa. Nessuno potrà mai dire che l’ho voluto io. Uscii e veloce corsi da don Dante a dirgli che accettavo. Lui mi abbracciò paternamente, ma io gli parlai delle difficoltà di casa mia, di quelle economiche in particolare. Mi replicò: “Andremo insieme dai tuoi”.

A casa non fu facile: mia madre, colta di sorpresa, espose quanto avevo pensato: la morte del nonno, l’Ordinazione che di norma era a giugno dopo la raccolta del grano, etc. Io stavo zitto e Don Dante li convinse a fare… questo favore al Seminario e alla Chiesa. Alla fine si fissò l’Ordinazione Sacerdotale per il 30 di dicembre del 1969.

I giorni erano pochi. La notizia mosse il Seminario per la preparazione. Io mi sentivo come un uccellino in gabbia. Cresceva ogni giorno sempre più il senso della mia indegnità.

Esercizi Spirituali all’Eremo, in Grotte di Castro, Ianua Coeli di Sorella Agnese e Sorella Paola che mi sono state sempre vicine con l’affetto e la preghiera.

Ricordo la lezione e le prove con sorella Paola per imparare a celebrare la Santa Messa e la sua famosa battuta quando arrivava il momento della consacrazione…. stai attento… che… attacca (cioè consacra).

Arrivò, così, il giorno della mia ORDINAZIONE SACERDOTALE nel Santuario di Maria Santissima de La Quercia (VT).

Era una giornata uggiosa con pioggerellina invernale. La Basilica era piena. Un amico, ora grande chirurgo, venne in Sacrestia e mi disse: “Hai ancora 5 minuti… dai andiamo via, non sprecare la tua vita…, tu sei troppo… per farti prete!”. Un sorriso, un abbraccio e… via. Inizio dell’ Ordinazione: la prostrazione per terra (mi avevano prestato camice e casula) e il canto dei Santi che sentivo volare attorno al mio corpo, la preghiera consacratoria, la Sacra Unzione, la consegna dei vasi sacri e l’abbraccio del Vescovo… Tutto in un attimo come… nella Pentecoste. Poi la PRIMA S. MESSA CON IL VESCOVO e i miei amici di classe Diaconi e con Don Dante, i Sacerdoti del Seminario, il mio Parroco Don Antonio Papacchini e il vice, Don Vittorio Bergomi e altri Sacerdoti.

Poi le foto: in bianco e nero…non si poteva di più. E il pranzo e la GRANDE FESTA in Seminario.

La sera tardi…, tardi, cercando di dormire, mi chiedevo: “Ma che cosa mi è successo? E’ stato un sogno? Sono davvero Sacerdote? Domani mattina mi sveglierò prete per sempre?”… Abbracciami Signore…